“ LA CITTA’ PRESTATA”

Fui eletto sindaco di Montichiari il 23 dicembre 1977, in seguito ad una crisi amministrativa che durava da qualche mese.
Non avevo ancora 40 anni e lo zaino di cui mi caricai, nonostante il mio passato da artigliere da montagna, mi fece paura.
A denti stretti me lo caricai per amore del mio paese. Ebbi subito l’appoggio di molti cari amici, fra cui il geometra Danilo Mor, con il quale successivamente  incominciai la mia collaborazione sul suo singolare settimanale, L’Eco della Bassa bresciana , fatto di volontariato convinto ed appassionato nel seguire gli avvenimenti piccoli e grandi che raccontavano la vita interna della Comunità monteclarense.
   Il lungo cammino fatto insieme, accanto al tenace editore, indefesso sostenitore del principio che i cittadini non possono ignorare i fatti che li riguardano, nel bene e nel male, soprattutto nelle vicende di grande interesse ammInistrativo che li toccano più da vicino, spesso nell’ignoranza e nell’indifferenza dei più, ci era di grande stimolo reciproco.
   Quella dell’Eco è stata una voce, spesso forte, sempre libera e indipendente, in certi periodi fortemente osteggiata dal potere locale quando venivano messi a nudo errori e scelte amministrative discutibili di grande importanza per il paese. Le pagine del nostro settimanale hanno offerto una visione, spesso acuta e preveggente dei problemi analizzati , e basterebbe sfogliare tante pagine di vecchi numeri, sempre disponibili , per verificare la coerenza e la puntualità delle tesi da noi sostenute e documentate.
   Ci siamo sostenuti ed accompagnati sulle scelte che hanno condotto alla Montichiari che oggi tutti vedono e apprezzano, anche se pochi sono stati in grado di capire fin dall’inizio il significato e la filosofia sottesi alle tappe di volta in volta compiute, spesso dopo sofferte e battagliate decisioni politiche.
   La mia collaborazione con l’Eco mi ha regalato la possibilità di dare ragione in tanti miei scritti del mio impegno amministrativo, e altresì mi ha consentito di esprimere la parte di me più personale e nascosta , nella visione poetica della città che amavo e andavamo insieme costruendo, nello spirito e nell’ideale della “ CITTA’ PRESTATA”, secondo l’insegnamento di santa Caterina da Siena.
L’amministrazione pubblica si giudica soprattutto dalla bontà delle opere affrontate, necessarie alla crescita della città. Quando nel 1977 iniziai il mio mandato, trovai sul tavolo il compito imponente di progettare e costruire il nuovo mercato bestiame, opera che il paese attendeva ormai da anni. Quell’impresa segnò l’inizio di una catena di altre opere necessarie che la comunità reclamava, sia per il forte aumento della popolazione, sia per rispondere ai crescenti bisogni sociali, culturali, sportivi e di servizi propri di una grande città quale Montichiari era ormai diventata.
Nacque pertanto l’idea di una nuova sede municipale idonea, ampia e centrale: quella fu la convinzione martellante che tormentò i miei ultimi anni di sindaco. Intorno ad essa si infiammò come non mai il dibattito pubblico che diede sfogo alle più diverse contrarietà, coinvolgendo i mezzi di informazione a tutti i livelli, fino ad interessare la corte di conti. L’opera però crebbe felice , le voci tacquero e la bontà della bella struttura raccoglie ormai i consensi più generali, non solo dei monteclarensi. L’editore Bams ne ha fatto una preziosa pubblicazione che documenta tutte le fasi della bella costruzione, incominciando dalla demolizione del vecchio mercato sulla cui area essa è sorta come un miracolo. Ed un miracolo sembra davvero , nell’armonioso broletto e nel grande piazzale che vuole sottolineare la funzione civica della piazza, luogo simbolo di democrazia e di nessuna altra appropriazione che quella popolare.
L’inaugurazione del nuovo municipio avvenne il 12 maggio 1998 con grade partecipazione di pubblico. Le operazioni di trasloco dalla vecchia sede furono compiute direttamente dai dipendenti comunali , che si sentivano gioiosamente coinvolti, veri protagonisti dell’evento, come effettivamente erano. Perché quella era la loro nuova casa, e loro erano i veri eredi delle fatiche e della passione con cui avevano lavorato insieme e in  sintonia per l’ambizioso traguardo oramai raggiunto, puntualmente sottolineato e riportato in prima pagina dal settimanale dell’Eco della Bassa Bresciana.
Giliolo Badilini