PRESTO LE “PIETRE D’INCIAMPO” IN VIA XXV APRILE

Saranno realtà entro l’anno a Montichiari le prime “pietre d’inciampo”, iniziativa diffusa in diversi Paesi europei e anche nel bresciano tramite la quale si intende promuovere la memoria dei deportati nei campi di sterminio nazisti. L’annuncio è stato dato dall’amministrazione comunale in occasione della Giornata della Memoria che ha visto la proiezione, sui canali social, di un video spettacolo della durata di 55 minuti  realizzato dalla compagnia teatrale Chronos 3 dal titolo ““Come qualcosa messo lì proprio per inciamparsi”, ideato da Manuel Renga e Vittorio Borsari con Valerio Ameli e Cristiano Parolin. Il filmato, diffuso prima negli istituti scolastici di Montichiari e quindi reso pubblico sulla pagina Facebook del Comune dei sei colli, illustra le “pietre d’inciampo” presenti in diversi comuni della provincia di Brescia (dalla città capoluogo a Toscolano Maderno) un modo per mettere in rapporto il nostro territorio con la grande storia del ‘900, il tutto ‘condito’ con testimonianze tratte da sopravvissuti come Primo Levi e Giovanni Guareschi e da storici come Marino Ruzzenenti. Il video-spettacolo si apre con il messaggio del sindaco Marco Togni che ha patrocinato l’iniziativa resa possibile dalla collaborazione con la biblioteca comunale. “Ora – afferma l’assessore alla Cultura Angela Franzoni – procederemo a una ricerca minuziosa dei monteclarensi che furono deportati e che perirono nei lager così da rendere possibile la collocazione delle targhe che li ricorderanno”. Anche la sezione locale dell’Anpi, tramite una lettera a firma del presidente Giulio Bertolino, si è detta pronta a fornire la propria collaborazione per il buon fine della ricerca stessa. Le “pietre” troveranno posto lungo un tratto di via XXV Aprile, sulla strada tra l’altro in cui ha sede l’edificio un tempo ospitante la Casa del Fascio. Anche Montichiari fu lambita dalle leggi razziali che costrinsero un suo concittadino, il medico Ettore Norsa, a cessare la professione in quanto ebreo: il destino nel suo caso fu però più benevolo rispetto a quello riservato a molti correligionari poiché, grazie all’aiuto di diverse persone, riuscì a mettersi in salvo per riprendere, a guerra conclusa, la sua attività.

Federico Migliorati