SALUTI
Dopo 39 anni, l’Eco saluta. L’Editore ha deciso di passare alla versione on line. Per i costi di produzione e distribuzione. Penalizzati i lettori che non dispongono di internet. Sono stati anni nei quali l’Eco ha cercato, nei limiti delle sue possibilità, di dare voce al nostro territorio ed alla gente del nostro territorio. Altro che mezzi faraonici ed interessi inconfessabili: argomenti di chi non ha argomenti ed usa il discredito! Salvoscappare di fronte alla forza dei fatti.
L’Eco ha vissuto, questi anni, per la generosità dei lettori, degli abbonati, degli inserzionisti. Per l’impegno strenuo di Danilo. E l’apporto, gratuito e volontario, di chi ha collaborato. L’omaggio, la memoria, vanno a chi ci ha lasciato. Come Rosanna Ferraroni. E don Luigi Lussignoli. Le cui “Briciole di bontà” sono state pane vivo per tutti noi. A proposito, se c’è un mondo che l’Eco ha raccontato, e cantato, è quello del volontariato. La memoria va a Vittorio Mosconi e Bruno Rossi. Due nomi emblematici, e rappresentativi, d’un elenco infinito di persone che, in francescana umiltà, si sono donate alla propria comunità.
Non è, quindi, casuale la pagina dedicata ai necrologi. Non solo memoria di uomini e donne che ci hanno lasciato. Ma omaggio alla loro vita e ringraziamento per quanto hanno dato. Nessuna croce è senza nome dentro di me! Bollato come “giornalucolo” e servo di “misteriosi interessi” non c’è bisogno di alcuna difesa di fronte all’evidenza. L’ Eco è stato cacciato, per 15 anni, dalla Biblioteca di Montichiari, su decisione delle amministrazioni leghiste, di Rosa e Zanola, “spaventate dal topolino” che non gradiva il loro formaggio. Le annate dell’Eco sono conservate al castello di Padernello. Questione di finezza culturale… Domanda: e Montichiari?
Le ultime vicende, fortemente condizionate dalla pandemia, non ci hanno consentito l’assiduità che avremmo voluto. Questo spiega l’assenza di alcuni argomenti che, non tanto stranamente, sono sfuggiti ai quotidiani a tiratura provinciale. Come la sentenza della Cassazione che ha chiuso la vicenda della sindaca Zanola contro la Gedit. Ci siamo fatti sentire, unico organo d’informazione, per l’ex asilo di Vighizzolo. Che ha rischiato di finire ai privati, nonostante la precisa volontà, dei donatori, protesa al bene pubblico.
Sono onorato delle persone che hanno condiviso, con me, la vita della testata. Obbligato coi lettori– miei veri padroni – che mi hanno onorato di stima; come di legittimi dissensi. Sempre nel reciproco rispetto. Non mi curo di malafede, ed intolleranza, che qualche volta ho subito. Chiudo con un pensiero alla memoria dei miei genitori ed il più sentito sentimento per mia moglie Eugenia: lei sa perché.
Dino Ferronato