SANT’ANTONIO NEI PROVERBI

“SANT’ANTONE CHISOLÉR, CHE VÉ AL DISISÈT DE ZENÉR, CHE DÉ ÉGNEL?”

Sant’Antonio abate – III-IV sec.- ( 17 gennaio)  dopo la morte dei genitori, distribuì i suoi averi ai poveri e si ritirò nel deserto dove visse in penitenza. Ebbe molti discepoli e lavorò molto per la Chiesa. È patrono di agricoltori, allevatori, campanari, droghieri, macellai, salumieri e in generale degli animali, che proprio in questo giorno in molti paesi anche nel bresciano vengono benedetti. Molte Parrocchiali, chiese e cappelle bresciane sono intitolate al Santo. Il culto di S. Antonio fu introdotto nel nostro territorio dai monaci Antoniani francesi di Vienne dell’Ordine Ospitaliero, fondato durante le crociate per curare i soldati colpiti da malattie contagiose della pelle, che comprendono quelle sotto il nome generico di “fuoco di Sant’Antonio”. In parecchi paesi bresciani vengono accesi falò col significato di allontanare i rigori invernali, ma anche per ricordare una leggenda: S.Antonio, sceso all’inferno per scaldarsi, rubò al diavolo un tizzone ardente da donare agli uomini, per questo è anche protettore contro i pericoli degli incendi. Alcuni studiosi collegano queste cerimonie a riti di purificazione per uomini e animali, oltre che di propiziazione per la natura, che si svolgevano nell’antica Roma. Nella Bassa Bresciana Sant’Antonio è ancora molto venerato; in quasi tutte le stalle c’è una sua immagine e in suo onore ancora oggi molte donne cucinano le frittelle ( inizia il periodo di carnevale) oppure il chisöl, una ciambella dolce. Tra devozione seria e scherzosa: “ Per sant’Antóne chisolér, chi nó fa la turta, g’ha burla zó ‘l solér”-  rito propiziatorio affinché non crollasse il solaio carico di neve. “Sant’Antóne dala barba bianca, se nó ‘l fiòca, poch g’ha manca” – “Sant’Antóne dala barba bianca, fam troà chèl che ma manca” – “Sant’Antóne dala barba blö, fìm catà chel che g’ho pö”- “Sant’Antóne del campanèl, fìm catà chel pö bel“( ragazze in cerca di fidanzato)- “Sant’Antóne del föch eterno, dìm un òm per chést’inverno; se gh’ì póra de fa pecà, dìmel d’inverno e pò d’istà. Po’ dizìghel a Santa Rita che la ma’lasse töta la vita”.

Ornella Olfi