QUARANTACINQUE COMUNI

A fine anni ’60, l’allora sindaco, Giuseppe Scalvini, nel fervore riformistico della “nuova Montichiari”, mise in campo l’idea di un’associazione di Comuni volta a formare una società di servizi: la “nostra ASM“, affermava con linguaggio imaginifico.

Il progetto andò in porto. Per sua volontà. Ma, anche, perché con lui c’era un partito compatto, deciso e convinto. Al punto che il primo presidente, della CBBO fu il vicesindaco, sempre di Montichiari, Gianantonio Tosoni. Anche lui schieratissimo. La CBBO per anni ha avuto sede in palazzo Marcoli, piazza Treccani degli Alfieri. Poi, sono riusciti a perderla lasciandola andare a Ghedi: uno dei tanti “trionfi”. La CBBO ha sempre avuto vita difficile: campanilismi, interessi particolari, politici trombati da sistemare. Ricordo, dopo 36 anni, del come si discutesse di un CED (centro elaborazione dati) in grado d’informatizzare i 9 comuni dell’allora USSL 44 ed il Nuovo Ospedale. Fallimento, perché due comuni si misero a duellare per averne sede e controllo. L’ospedale fu un capolavoro strategico di Scalvini, spalleggiato dall’allora assessore regionale, il discusso Ettore Isacchini: dedicato a qualche ochetta, di casa nostra, che vuol insegnare il buon governo, e non è mai stata capace di guardare al di là del proprio becco! Parlando ancora di strategie: vogliamo ricordare il Centro Fiera?

La CBBO ha vita di basso profilo, in perfetta linea con chi l’amministra. L’ASM si è allargata a dismisura, è divenuta una potenza nel campo energetico, nel campo ambientale (discariche e inceneritore), nel riscaldamento, nel pubblico trasporto. Quotata in borsa, si è fusa con la municipalizzata milanese. Non a caso la nuova società si chiama A2A: confrontarla con la CBBO? Una sera approdi su RAI-TRE: un servizio racconta la vicenda di 45 piccoli comuni piemontesi che si sono consorziati. Parecchi, di questi, hanno una dimensione abitativa pari ad una frazione come Vighizzolo o Novagli. Acquedotti, cimiteri, raccolta rifiuti, manutenzioni strade, uffici comunali, opere pubbliche, gestione patrimoni, biblioteche, catasto, servizi sociali, segreterie comunali, informatizzazione: tutto grava fino ai limiti della loro sopravvivenza immediata. Tutto è cambiato quando i comuni si sono uniti in consorzio. Un sindaco dice che era un miracolo avere un progetto pubblico ogni tre anni; e di modeste dimensioni! Ora si viaggia ad una media di 10 progetti pubblici ogni tre anni e su grandezze sovracomunali. Ed i comuni, anche nella gestione ordinaria, respirano a pieni polmoni: dalla possibile perdita d’identità (fino alla cancellazione), si è passati ad un presente dove si respira aria buona (non solo per le vicine montagne, le Alpi) e si pensa in grande per il futuro. Noi…ci teniamo questa CBBO!

Dino Ferronato