LA VITE E I TRALCI

Sono i giorni della vendemmia.

Qua e là

sui pendii delle colline o nel fondo della valle,

si sente cantare:

è la gioia per la raccolta dei frutti.

 

Carri, trascinati da piccoli trattori,

sfrecciano via veloci:

trasportano ceste stracolme.

Per il paese si spande

il profumo del mosto.

 

Entro in un vigneto

e mi intrattengo con chi vendemmia:

donne, uomini, ragazzi.

Sono tutti svelti:

lavorano con soddisfazione,

parlano, canticchiano, fanno battute piacevoli.

 

Il cavo delle loro mani a stento riesce

a trattenere i grappoli recisi;

gli acini scendono giù tra le dita. Tutta quell’uva è una benedizione del cielo.

Mi vene spontaneo affermare:

“Sono stati davvero bravi questi tralci;

hanno prodotto molto”

 

Una donna mi risponde:

“È la vite che è forte.

Guardi che tronco.

Pensi alle radici.

È per questo che

i tralci hanno fatto uva in abbondanza”.

 

Vado in chiesa per la Messa.

In mente ho ben chiara

la parabola di Gesù:

“Io sono la vite, voi i tralci”.

 

“Chi rimane in me e io in lui

Produce molti frutti”.

 

All ’omelia dico ai fedeli presenti:

“Senza Gesù noi non possiamo fare nulla.

Per fare opere di bene,

dobbiamo stare uniti a lui

come il tralcio alla vite”.