STORIE DI CASA NOSTRA
Ci ha lasciato Raffaele Fraccaro riferimento, per anni, nella comunità monteclarense, quale comandante dei vigili urbani. Recentemente aveva perso il figlio. Non l’ho mai sentito recriminare. Aveva una spiccata cura della sua persona e, quando il cuore cominciò a diventare ballerino, la cosa lo incupì. Ma, anche questa vicenda, gli diede momenti di forza e dignità. Un episodio illuminante per capire l’uomo. Un giorno – mi raccontò – venne in ufficio una signora. Polemica ed astiosa, contestava una multa. Minacciando conoscenze da far tremare i polsi. Un classico “lei non sa chi sono io!” Lasciatala sfogare, con calma olimpica :”Signora, ho fatto tre infarti ed ho visto la morte in faccia. Dato che non ho paura di morire, si figuri se temo le sue minacce! Le chiedo, cortesemente, di non fami perdere tempo inutilmente!” Questo, ed altro, era Raffaele. Un fraterno abbraccio ad Elena e Monia.
Di Gino si potrebbe dire :”Ebbe solo tre amori : Dio, Patria e Famiglia”. Nel dopoguerra, con sacrifici suoi e della moglie, si costruì una villetta della quale era, giustamente, orgoglioso. Avevano perso una figlia, investita e uccisa sulle strisce pedonali. Ne risentirono per tutta la vita. Aveva una cura maniacale della casa, del giardino, dell’orto. Invecchiando, Gino diventava monotono e ripetitivo. La casa era sempre nei suoi pensieri. Fino all’ossessione :”Quando non ci sarà più io, chi curerà l’orto…chi curerà il giardino…chi riparerà la recinzione…chi tinteggerà…chi riparerà il tetto…?” Come dice il principe De Curtis, in arte Totò “…per ogni limite c’è una pazienza”. Fatto il pieno di sopportazione, alla millesima sortita, la moglie lo fulminò :”Tu pensa a morire. Alla casa ci penseranno altri!” Da allora, Gino non parlò più. Poi, morì. Pochi anni fa, la moglie lo seguì. Per scelte di vita diverse, la casa non serviva alle figlie. Che ne decisero la vendita. Fu un viavai di potenziali acquirenti che giocavano a tirare sul prezzo. Si fece avanti un giovane albanese. Padre di famiglia, serio, muratore, offrì un acconto e chiese il ragionevole tempo per avere il mutuo in banca. Conclusione felice, col giovane che, dopo il lavoro quotidiano e nel fine settimana, si mise a ristrutturare la casa. Riportandola a nuova vita e nuovo splendore. Non mancarono le recriminazioni dei mancati acquirenti :” A quel prezzo l’avrei presa pure io…perché l’avete data ad uno straniero?” Antonio, uno dei generi, aveva la risposta pronta :”Voi avete fatto solo i furbi, l’albanese ha fatto i…fatti e la persona seria!” Gino e la moglie, ovunque siano, saranno contenti nel vedere la loro casa in buone mani.
Dino Ferronato